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Latina, 9 e 10 maggio 2009
Consegnate alla Sezione di Treviso le chiavi della Cittò di Velletri
al termine di una bella cerimonia
L’adunata nazionale di quest’anno aveva, come tutti sappiamo, due significati particolari, il primo dei quali era il fatto che, pur tenendosi in una città del centro Italia, avrebbe per noi dovuto essere come “giocare in casa”, trattandosi di una città fondata negli anni ‘20 del secolo scorso, da immigrati veneti colà trasferitisi per la bonifica di quelle terre dove sarebbero poi nate alcune città, tra le quali appunto Latina (allora significativamente chiamata “Littoria”).
Non si contano infatti, nella locale toponomastica, i riferimenti al Veneto ad esempio Borgo Montello, Via Piave ecc.) ed i cognomi che indicano chiaramente la provenienza (ad es. Pellizzon, Visentin ecc.).
Abbiamo pure sentito parlare in dialetto veneto anche se, per ovvie ragioni, con un accento che ne denota un ormai irreversibile “inquinamento”.
Per queste ragioni pensavamo ad una adunata nazionale che, in tutta sincerità, ci ha un poco deluso dal punto di vista del calore e della partecipazione della popolazione, anche perché forse abituati troppo bene da Cuneo e Bassano, dove gli Alpini fanno parte della storia locale e sono stati letteralmente coccolati, festeggiati, applauditi ad ogni passo.
Evidentemente, ormai alla terza o quarta generazione, l’antico spirito dei “veci” fondatori della città si è ormai in gran parte disperso e sciolto nel carattere, nella cultura, nelle abitudini e tradizioni locali, spesso diversi, a volte anche profondamente, dai nostri.
Detto questo, e segnalato il fastidio provocato da quella che è stata una autentica invasione da parte di venditori ambulanti e gruppi musicali etnici che in alcuni casi con la loro musica coprivano i cori e le fanfare alpine, cosa che non dovrebbe mai più accadere (anche se siamo piuttosto pessimisti), veniamo all’adunata. Conduciamo da anni una giusta e doverosa battaglia contro i cosiddetti trabiccoli, ma riteniamo sia ora di pensare anche a questi aspetti che hanno trasformato le nostre oceaniche adunate in una grande sagra...
Ci ha infine molto negativamente impressionati, e lo dobbiamo segnalare, lo stato in cui abbiamo trovato l'Istituto ed in particolare la palestra nella quale siamo stati alloggiati, che denotava una certa trascuratezza ed il purtroppo evidente segno di tanti atti di vandalismo contro infissi (a volte anche sfondati) e pareti rovinate e oggetto dell'attenzione di writers. Assolutamente insufficienti i servizi igienici e in uno stato indecente (tanto che abbiamo provveduto alle pulizie del caso, compreso l'acquisto degli scopini...) e le docce per per le ben 380 persone alloggiate (troppe) alle quali si sono aggiunte quelle accampate nelle adiacenze che, non esistendo controlli, hanno approfittato per usufruire dei medesimi servizi e docce...
Davvero un peccato. Ma veniamo alla nostra festa.
Siamo partiti venerdì 9, di buon'ora (erano le sei e mezza), con l'intento di cercare di divorare quanta più strada possibile fin dal mattino, allo scopo di giungere alla meta in tempo per preparare il rancio serale e poi dedicarci alla città di Latina.
A quell'ora, caricato il pullman, molti sono stati quelli che, non appena partiti, hanno ripreso a fare ciò che avevano interrotto bruscamente per partire: dormire. E hanno continuato a farlo, come dimostra la documentazione fotografica in atti, fino alla prima tappa per rifocillarci, compiuta nei dintorni bolognesi verso le 9 in autogrill. Spuntino a base di uova sode, formaggio, qualche fetta di soppressa e l'inevitabile primo approccio con il buon vino che ha subito ravvivato l'ambiente e ringalluzzito i partecipanti alla trasferta. Un caffè nell'autogrill e via di nuovo verso la mèta.
Da questo momento, però, il viaggio è stato più vivace, si sono sentiti i primi cori e le prime "discussioni" causate dalle partite a scopa che, come sempre, nessuno ama perdere.
Il viaggio è proseguito tranquillo fino alla successiva sosta fatta delle 13 una cinquantina di chilometri prima di Roma per uno spuntino questa volta più sostanzioso, con l'aggiunta di una buona porchetta, della frutta e una fetta di ottima focaccia. Sempre con abbondante annaffiatura di prosecco e cabernet.
La ripresa del viaggio verso la mèta che sentivamo ormai vicina, ci ha però riservato la spiacevole sorpresa di una lunga coda causata da un grave incidente stradale che aveva visto un motociclo schiantarsi contro un tir. Qui abbiamo perso un bel po' di tempo, ma non c'era alternativa.
L'arrivo a destinazione attorno alle 16,30 e la sistemazione, un poco laboriosa viste le caratteristiche del nostro "alloggio", sia per quanto riguarda la "camera singola" che la cucina-refettorio che abbiamo collocato all'esterno.
Sono quindi partiti i primi esploratori verso il centro della città, mentre altri cominciavano a preparare il rancio serale: una ottima pastasciutta al ragù ed una buona bistecca alla piastra con contorno, frutta, dolce e caffè con rimorchio ed infine tutti in città per la festa, non senza che il capogruppo rammentasse che al mattino si doveva ripartire alle 9 in punto per Velletri.
Perché a Velletri? Perché in questa bella cittadina della provincia romana è assessore un nostro concittadino che ha voluto organizzare una festa per gli Alpini trevigiani.
Sandro Moretti, l'Assessore, è uno dei ben due alpini di Velletri; fino a qualche tempo fa ce n'era un terzo che purtroppo è andato avanti. La vicinanza con Latina, e il desiderio di far conoscere gli alpini anche alla sua città, lo hanno spinto a questa iniziativa.
Con lui i primi contatti si erano avuti fin dal dicembre 2007, cercando da lui un aiuto per il reperimento di alloggi nella zona dell'adunata, ma la scintilla che ha fatto scattare il lui la molla è stato assistere, seppure in televisione, alla sfilata di Bassano.
Era infatti l'11 maggio 2008 e il nostro Gruppo aveva appena lasciato la zona di scioglimento e si stava dirigendo al pullman, quando squilla il telefonino che il Capogruppo aveva appena riacceso per eventuali necessità organizzative.
Era Sandro che, entusiasta, preannunciava fin da allora il suo desiderio, la sua volontà di organizzare un incontro tra gli Alpini trevigiani, di tutte le Sezioni della Provincia di Treviso, e la sua città.
E così, dopo tante telefonate e incontri con la presidenza della Sezione di Treviso, alla fine anche recatasi a Velletri per concordare gli ultimi dettagli della manifestazione, è arrivato il giorno fatidico.
A Velletri ci siamo trovati davvero in tanti; superando ogni più rosea previsione eravamo circa duemila alpini, ai quali aggiungere le molte centinaia di accompagnatori. Non mancava neppure la Banda di Maser che ha accompagnato con la sua musica le varie fasi delle cerimonie. Presenti, oltre alla sezione di Treviso, anche rappresentanze ufficiali delle Sezioni di Conegliano, Valdobbiadene e Vittorio Veneto.
Ammassamento in Piazza Garibaldi e breve sfilata fino al Monumento ai Caduti di tutte le guerre, dove si sono svolti l'Alzabandiera e gli Onori ai Caduti con la deposizione di una corona al monumento.
Dopo il discorso di saluto di Sandro Moretti a nome del Sindaco, sfilata fino a Piazza San Clemente, sede del palazzo municipale, attraverso Corso della Repubblica a Piazza Caduti sul Lavoro.
In Piazza San Clemente saluto del Sindaco e commemorazione ufficiale da parte di Sandro Moretti che al termine ha meritato un grande e sincero applauso. Scambio di doni e alla fine consegna al Presidente della Sezione di Treviso delle chiavi della Città di Velletri. Anche il nostro Gruppo ha voluto portare un piccolo presente consegnando al Sindaco e all'Assessore Sandro Moretti il Gagliardetto del Gruppo e la Preghiera dell'Alpino incisa a fuoco su una tavoletta. A Sandro Moretti è stata consegnata anche la tessera di Socio del Gruppo Alpini di Crocetta del Montello.
La festosa e bella giornata di Velletri si concludeva con il pranzo presso un ristorante locale, ospiti del nostro concittadino e socio Sandro Moretti, occasione per assaggiare in anteprima i carciofi alla "Matticella" dei quali, nel pomeriggio, si apriva poi l'annuale festa in città. Dopo di che, non ci rimaneva altro da fare che ritornare a Latina per la lunga serata che precede la sfilata.
Rientro quindi a Latina e rompete le righe. Alcuni si concedono un breve riposo, altri invece ripartono subito dopo per tuffarsi nel clima dell'adunata vera e propria, della quale Velletri, è stato soltanto un simpaticissimo assaggio.
Il centro della città era pieno di gente, con il Cappello e senza. Bisogna subito dire che si notava finalmente un vistoso calo dei fastidiosi "trabiccoli" che tanto ci fanno discutere da molti anni. Se poi abbiamo soltanto considerato eccessivo il numero di ambulanti che vendevano di tutto, ma proprio di tutto, abbiamo trovato invece insopportabile che, nella nostra festa, i canti intonati dagli Alpini (quelli fatti bene) e il suono delle varie fanfare che rallegravano la festa, fossero spesso, troppo spesso coperti dal suono dei gruppi musicali etnici (ce n'erano davvero tanti) che usavano amplificatori e casse acustiche spesso ad alto volume!
Detto questo, la serata per il resto è andata come doveva, in giro per le vie della città in gruppo, allegramente e con continui cori spontanei che prendevano improvvisamente avvio ora da un alpino, ora dall'altro e subito tutti gli altri ad intonare la canta di turno. Non sono ovviamente mancate le bevute di rito, anche se senza accessi ed esagerazioni che abbiamo visto essere appannaggio soprattutto di giovani, in alcuni casi davvero sbracati, e con i cappelli portati in modo disdicevole.
Credo che questo aspetto meriti qualche riflessione e ci faccia capire che anche verso gli alpini, in particolare quelli più giovani, può e deve essere fatta un'opera per così dire "educatrice" per evitare che tra non molto le nostre adunate diventino qualcosa di molto simile ad una sagra; purtroppo la strada sembra essere quella.
Continuando, con il lato buono dell'adunata, anche noi, come peraltro tantissimi altri, abbiamo tirato notte cantando e ascoltando cantare i cori e suonare le fanfare, finché l'ora e la stanchezza non ci hanno indotto a fare ritorno all'alloggio per un sano e meritato riposo in vista della sfilata.
E arriva la domenica mattina, il gran giorno della sfilata. Tutti pronti di buon'ora, anche se a noi toccherà ben oltre mezzogiorno, colazione abbondante in vista del rientro dopo diverse ore che non ci consentirà di rifocillarci tanto presto e via tutti chi verso l'ammassamento e chi verso qualche punto dal quale poter vedere lo sfilamento.
Viene anche la nostra ora, e ben inquadrati, allineati e coperti (...quasi sempre...), ci avviamo, orgogliosi di esserci, cercando con l'orecchio il ritmo scandito dalla fanfara che ci aiutasse a tenere dignitosamente il passo senza troppo sfigurare.
Chi scrive faceva parte del servizio d'ordine della Sezione di Treviso, per cui camminava all'esterno dell'inquadramento. Ad un certo punto, mentre eravamo fermi come ogni tanto capita, un ragazzo che si trova dietro le transenne mi rivolge questa domanda:
Il ragazzo: Scusa, ma con la sfilata, fate un giro?
L'alpino: No, proseguiamo ancora per circa un paio di chilometri e poi ci sciogliamo.
Il ragazzo, incredulo: Ma quanti siete?
L'alpino: Guarda, se vuoi rimanere qui fino a stasera potrai veder sfilare 70/80mila alpini.
Il dialogo si interrompe perché dobbiamo ripartire, ma il giovane interlocutore rimane esterrefatto dalla risposta. Lui, come molte altre persone non immaginavano neppure cosa fosse, quanto durasse una nostra sfilata; non so se sia rimasto lì per tutto il giorno, sicuramente si sarà chiesto cosa può spingere così tante persone a radunarsi ogni anno ed a sfilare in modo così ordinato con tanta allegria e con tanto orgoglio, domanda alla quale noi stessi a volte abbiamo difficoltà a dare una risposta a parole, perché è una cosa che si sente, che si può capire solo vivendola.
In ogni modo anche la sfilata, transitata di fronte alla tribuna d'onore giunge alla fine a una volta arrivati nella zona di scioglimento ci avviamo felici e contenti di esserci stati anche stavolta, verso "baita", non disdegnando però un brindisi e un cannolo lungo la strada.
Continuando, con il lato buono dell'adunata, anche noi, come peraltro tantissimi altri, abbiamo tirato notte cantando e ascoltando cantare i cori e suonare le fanfare, finché l'ora e la stanchezza non ci hanno indotto a fare ritorno all'alloggio per un sano e meritato riposo in vista della sfilata.
E arriva la domenica mattina, il gran giorno della sfilata. Tutti pronti di buon'ora, anche se a noi toccherà ben oltre mezzogiorno, colazione abbondante in vista del rientro dopo diverse ore che non ci consentirà di rifocillarci tanto presto e via tutti chi verso l'ammassamento e chi verso qualche punto dal quale poter vedere lo sfilamento.
Viene anche la nostra ora, e ben inquadrati, allineati e coperti (...quasi sempre...), ci avviamo, orgogliosi di esserci, cercando con l'orecchio il ritmo scandito dalla fanfara che ci aiutasse a tenere dignitosamente il passo senza troppo sfigurare.
Chi scrive faceva parte del servizio d'ordine della Sezione di Treviso, per cui camminava all'esterno dell'inquadramento. Ad un certo punto, mentre eravamo fermi come ogni tanto capita, un ragazzo che si trova dietro le transenne mi rivolge questa domanda:
Il ragazzo: Scusa, ma con la sfilata, fate un giro?
L'alpino: No, proseguiamo ancora per circa un paio di chilometri e poi ci sciogliamo.
Il ragazzo, incredulo: Ma quanti siete?
L'alpino: Guarda, se vuoi rimanere qui fino a stasera potrai veder sfilare 70/80mila alpini.
Il dialogo si interrompe perché dobbiamo ripartire, ma il giovane interlocutore rimane esterrefatto dalla risposta. Lui, come molte altre persone non immaginavano neppure cosa fosse, quanto durasse una nostra sfilata; non so se sia rimasto lì per tutto il giorno, sicuramente si sarà chiesto cosa può spingere così tante persone a radunarsi ogni anno ed a sfilare in modo così ordinato con tanta allegria e con tanto orgoglio, domanda alla quale noi stessi a volte abbiamo difficoltà a dare una risposta a parole, perché è una cosa che si sente, che si può capire solo vivendola.
In ogni modo anche la sfilata, transitata di fronte alla tribuna d'onore giunge alla fine a una volta arrivati nella zona di scioglimento ci avviamo felici e contenti di esserci stati anche stavolta, verso "baita", non disdegnando però un brindisi e un cannolo lungo la strada.
Giungiamo all'alloggio e, mentre alcuni si riposano, altri fanno uno spuntino veloce ed altri iniziano a preparare il rancio serale che sarà onorato dalla presenza di Sandro Moretti il quale ha sfilato assieme agli amici di Crocetta. Arriva quindi la sera e trova una bella tavolata imbandita di tutto punto e l'intera comitiva seduta attorno a festeggiare questa adunata nazionale che ormai volge al termine, ma anche Alfiero che anche quest'anno, come spesso accade, festeggia con noi il suo compleanno che cade proprio oggi 10 maggio, e ha offerto il dolce per tutti.
La serata continua in allegria con numerosi canti e anche un bicchiere di buon vino in più, visto che ci aspetta un buon sonno ristoratore. E così è.
Il mattino successivo alle sette poco più siamo già tutti pronti per la partenza per il rientro; manca soltanto Lino, l'autista, che ci apra il pullman per caricare.
Ripartiamo quindi verso casa che ci aspetta a un bel po' di chilometri, oltre seicento e decidiamo di fare una tappa a Orvieto per visitare la bella città, fare qualche acquisto e mangiare anche un boccone. Detto fatto siamo a Orvieto. Quando ripartiamo ci aspetta un lungo tratto di strada, ma siamo soddisfatti e pian piano il rollio del pullman favorisce i pisolini... Arrivederci a Bergamo!