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Le nostre gite...
Vasto (Abruzzo)
Montecassino (Lazio)
6-8 ottobre 2006
Venerdì 6 ottobre, ore 6,30, tutti puntuali, si parte da Piazza Marcato dopo aver caricato le vettovaglie ed i viveri nel pullman che ci poterà in quel di Vasto.
Un breve scambio di saluti e quindi si sonnecchia un pochino fino alla prima sosta tecnica dove, caffé, buon vino ed un gustosissimo panino con porchetta o soppressa diventano indispensabili per il corpo e la mente.
A mano a mano che ci si avvicina alle Marche il paesaggio si trasforma: da una parte la costa adriatica, per lunghi tratti sabbiosa, dall’altra le colline; proseguendo verso sud l’unico elemento di discontinuità è dato dal promontorio del CONERO, scheggia d’Appennino scenograficamente incuneata nelle sabbie adriatiche.
Imbocchiamo la statale che risale la valle dell’Esimo e, attraverso le terre del Verdicchio, saliamo fino al colle di Loreto dove approdò la casa natale di Maria in cui visse Gesù.
Visitiamo con fede ed anche con interesse il Santuario fortificato in cui lavorarono i migliori architetti del rinascimento e famosi pittori.
Ciò che stupisce osservando all’interno le varie cappelle dei popoli è il vedere grandi condottieri come MARCANTONIO COLONNA e valorosi uomini d’armi come il generale SOBESCHI, votatisi a Maria a diventare semplici pellegrini riconoscendo la loro fragilità umana.
Dopo una passeggiata panoramica lungo i bastioni cinquecenteschi per ammirare il dolce paesaggio marchigiano, prendiamo posto nel ristorante dove ci viene servito un abbondante quanto gustoso pranzo a base di specialità locali, annaffiato da un profumato verdicchio. Ripartiamo verso Vasto, ci insediamo nell’albergo che ci ospiterà per due notti e, dopo unna breve sosta, incontriamo gli amici PIETRO e MARIO che ci accompagnano da “ZI MICHELE” per la cena tipica a base di “CAVATELLI AL PESCATORE” e croccante frittura mista ricca di varietà di pesci accompagnati dal rinomato Montepulciano d’Abruzzo.
Nonostante il poco appetito rendiamo onore al titolare che ci h accolto con calorosa ospitalità.
La giornata di sabato inizia con una abbondante colazione e si riparte verso Montecassino. Lungo la strada ammiriamo questa terra continuamente e sorprendentemente diversa, definita “forte e gentile” per la sua fisionomia accidentata e per la bontà del suo clima marittimo, ma anche “terra di mestieri” per la sua gente: tenaci pescatori, contadini e pastori. La campagna è vuota, solcata da fiumi che scavano gole ed i borghi, che appaiono da lontano arroccati sui poggi, sono custodi di importanti monumenti e dei segreti del Medioevo. Entriamo nell’odierna Ciociaria, attraversiamo il centro di CassIno, città martire della seconda guerra mondiale, insignita della medaglia d’oro al valor militare, completamente distrutta dai bombardamenti che fecero 32.000 morti tra civili e militari. Saliamo il monte dove si trova l’Abazia e lungo la strada scorgiamo i quattro cimiteri di guerra dei francesi, inglesi, neozelandesi e polacchi, nostri alleati.
Anche l’Abazia fu distrutta ben quattro volte e sempre riedificata nelle stesse forme, come l’aveva voluta il fondatore S. Benedetto da Norcia. A S. Benedetto dobbiamo l’ordine monacale che, seguendo la regola da lui scritta ed il suo motto “ora et labora” portarono la civiltà classica e la fede cristiana in tutta Europa ed in sud America. all’interno della Basilica del Monastero possiamo ammirare con orgoglio gli affreschi del nostro celebre concittadino, il Maestro Favotto di Trevignano che ha dipinto anche la chiesa di San Nicolò presso Villa Belvedere.
Sulla strada del ritorno, tappa obbligatoria è il cimitero polacco che accoglie 1530 giovanissimi morti per ridare all’Italia la libertà. Rendiamo omaggio a questi eroi ed in segno di ringraziamento depositiamo una corona di alloro mentre intoniamo l’inno caro ai polacchi: “Madonna Nera”.
È un momento molto commovente, poichè alcuni visitatori polacchi, accompagnati da loro parroco, si uniscono nel canto con le lacrime agli occhi contagiando anche noi.
Il pranzo nel lussuoso hotel Pavone, vicino a Cassino, è delizioso, con specialità a base di tartufo e funghi e termina con un gustoso fuori programma: una pastafrolla al cioccolato, porzione di dolce di compleanno del figlio diciassettenne del titolare ed il canto corale di buon augurio.
Il tempo passa troppo velocemente ed arriviamo a Vasto verso le 17,30.
Il nostro giro panoramico della città è un po’ veloce ma la brava guida messa a disposizione dalla Soprintendenza ai beni culturali, riesce a farci conoscere le opere essenziali e caratteristiche, da palazzo D’AVALOS ai “trabocchi” lungo il litorale, alle cisterne romane, nonchè la bellezza del mare, vere attrazioni per migliaia di turisti ogni anno.
È il momento dei saluti, e prima di lasciare la giovane guida, a nome di tutti, Redenzio le offre una bottiglia di grappa dopo i due baci di rito assieme ai ringraziamenti, da lei accolti con commozione.
È di nuovo ora di cena (ancora mangiare!) che sarà consumata in un agriturismo tipico del vastese, circondato da uliveti e vigneti. Il nostro stomaco è ancora pieno dal pranzo e dobbiamo rinunciare ad alcune delle innumerevoli specialità che a malincuore il proprietario riporta in cucina.
Nonostante tutto gustiamo volentieri i tagliolini fatti in casa con fegatini, la “VENTRICINA”, i crostini ai peperoni arrosti, le bruschette, l’agnello alla brace e, dulcis in fundo, i tarallucci al vino, scambiati con la treccia, dolce portato da Redenzio. Neanche a dirlo, i cin-cin si sprecano con i corposi vini locali ed il rinomato vino cotto.
Domenica alle 8,30, salutati gli amici vastesi, caricati i bagagli, ripartiamo verso Urbino.
Durante il viaggio l’assistente di bordo, Lino, ci ristora con acqua fresca e vino, nonostante sia continuamente interrotto dall’insistente squillare del cellulare: chiamate di ignoti che si interrompono ogni qualvolta tenta di rispondere. Ci domandiamo: “Scherzi, persone segrete, contatti strani?” Attendiamo lumi.
A Urbino ci attende subito il pranzo poiché sono già le 13,40, in un ristorante proprio nel cuore della città.
Il proprietario ci accoglie con simpatia e ci spiega le ricette originali delle delicate portate a base di melograno e tartufo che via via assaporiamo nonostante l’ormai scarso appetito.
Persino Sandro, forse per la prima volta in vita sua, è costretto a sussurrare al cameriere di dargli “poca pasta”. Alla fine una millefoglie alla vaniglia viene però assaggiata da tutti.
La temperatura è mite e splende il sole, per cui diventa piacevole visitare il centro storico, racchuso entro i bastioni del 1507,che ha conservato intatto l’impianto urbanistico del Rinascimento. Visitiamo il duomo, osserviamo il Palazzo Ducale, l’antica Università, S. Francesco e la casa di Raffaello.
Al ritorno il programma prevede un’altra “sosta tecnica” per terminare la porchetta e il buon pane di Gianni con gioia di tutti.
Il viaggio si conclude in serata con un allegro brindisi presso la birreria di Barcon, dove, con soddisfazione di tutti, ci salutiamo con un “arrivederci al prossimo”, ma con la promessa di... mangiare meno.
Orfeo Biasi