Soldato ignoto

 

La gloria era un abisso,

che si stendeva dallo Stelvio al mare,

ma l’occhio ardente e fisso

non si distolse e si dovea passare.

 

E la chiodata scarpa che passava

tritò l’impervio Carso a roccia a roccia;

pigiò nel Piave sacro che arrossava sangue

nemico tratto a gocica a goccia.

 

Soldato Ignoto,

e tu perduto fra i meandri del destino^

mucchio senza piastrino,

eroe senza medaglia,

il nome tuo non esisteva più.

 

Finita la battaglia,

fu chiesto inutilmente:

nessun per te poteva dir:

presente!

 

Il Piave era una diga

file d’elmetti e siepi di fucili,

zappe e chitarre e tutti quanti in riga.

 

No, generale,

i fanti non son vili:

la Morte li afferrò tra le sue branche,

li strinse a mille nelle ossute braccia,

li rese irriconoscibili

fantasmine disperse fin l’ultima traccia.

 

Soldato Ignoto…

 

Finita la battaglia

fu chiesto inutilmente ma

tra i morti intetti ricercherò l’assente.

 

Il Carso era una prora,

prora d’Italia volra all’avvenire,

immersa nell’aurora,

con il motto in cima vincere o morire!

 

E intorno a quella prora si moriva,

mentra alla nave arrise la vittoria

e il nome di ogni fante che periva

passava all’albo bronzeo della storia!

 

Soldato Ignoto…

 

E solo la tua salma,

che volta ad oriente,

da Roma può rispondere:

presente!